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Codice: 978887969485

Leggendo la nuova edizione di Carte fermane ho ritrovato, questa volta non nella grafica ma nella scrittura, le peculiarità dello sguardo di Domenico sul mondo di cui è nel contempo protagonista e interprete: empatia con l’altro da sé, ironia, compassione, lucidità di analisi.
Egli delinea i profili di personaggi, noti o meno noti, che nell’arco di circa un secolo hanno testimoniato la vitalità culturale del territorio fermano, e trasforma le biografie individuali in occasioni di storia sociale vissuta nello spazio visivo del paesaggio tra l’Adriatico e i Sibillini, una costante tematica in tutti gli scrittori citati.
Grazie al suo paziente lavoro di documentazione storico-letteraria il lettore può accedere ad un complesso spaccato della società fermana e del territorio nel suo evolversi dai tempi in cui, come scrive Veneranda D’Aprile, «i baci si davano ai Santi» a quelli della nostra quotidianità.
Nella prima parte del volume, che coincide con la edizione del 1992, Pupilli individua nella dinamica socioculturale di Fermo, all’incrocio tra sociologia e psicologia, la convivenza di nuclei oppositivi che nel loro divenire tendono a perdere la loro virulenza e a costituire una sorta di equilibrio concettuale e patemico su cui si regge la comunità fermana.
Sul piano etico c’è una forte conflittualità tra laici e cattolici, appena attenuata dal tentativo di conciliazione realizzato dall’esperienza politica di Romolo Murri; in alcuni personaggi si sviluppa una forte vena di ribellismo anarcoide; altri si rifugiano nel mito del paese e della famiglia; il tema della giovinezza perduta contrasta con l’urgenza di una maturazione sociale; l’archetipo della paternità è spesso occultato da quello della grande madre, mentre, a livello di stile, coesistono tradizione ed avanguardia, realismo e surrealismo. Si realizza così, anche nel ristretto ambito della provincia fermana, la funzione regolatrice dei contrari secondo la legge psicologica già individuata dal filosofo Eraclito nel frammento: «dalle cose che differiscono si genera l’armonia più bella, e tutte le cose nascono secondo gara e contesa».
In questo contesto sociale strutturato su una serie di ossimori dialettici la proiezione verso il futuro è affidata all’attitudine utopica di alcuni visionari che nel loro agire hanno contraddetto l’immagine del Fermano come territorio privo di spinte al rinnovamento. Il paragrafo su L’utopia didattica e sociale raccoglie i profili di chi, nel proprio ambito professionale e culturale, è stato promotore di quella “coscienza anticipatrice” che, secondo lo storico Marc Bloch, è il fondamento dello Spirito dell’utopia. Walter Tulli in politica, Joyce Lussu nella storiografia locale e nelle sue opere narrative e poetiche, Luigi Crocenzi e Tullio Malvestiti nella cultura fotografica, Franco Matacotta e Alvaro Valentini nella sperimentazione didattica, Temistocle Calzecchi Onesti e Vincenzo Monaldi nella ricerca scientifica, hanno contribuito a trasformare il loro immaginario soggettivo in esperienza di modernità.


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